Mostre

Vincenzo Vicari fotografo. Il Ticino che cambia al MASI

26 agosto 2020
Vincenzo Vicari fotografo. Il Ticino che cambia al MASI

Lugano, Palazzo Reali (MASI)

29 agosto 2020 – 10 gennaio 2021

Dal 29 agosto il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) dedica una mostra monografica al fotografo ticinese Vincenzo Vicari, attivo a Lugano dal 1936. Un percorso cronologico lungo oltre sei decenni che testimonia, attraverso oltre 100 scatti in bianco e nero e a colori, tra stampe originali e riproduzioni da negativi, la trasformazione del territorio ticinese e dei suoi abitanti negli anni che hanno segnato il passaggio dal mondo ancora fortemente rurale del primo dopoguerra, al Ticino urbanizzato degli anni Ottanta.

Le fotografie, in gran parte inedite o poco conosciute, illustrano un Paese in movimento e una realtà che cambia, ma al tempo stesso un paesaggio che fino agli anni Cinquanta appare immobile a un primo sguardo, almeno nell’immaginario collettivo. Per oltre sei decenni Vincenzo Vicari legge e documenta il Ticino senza censure: dai soggetti “da cartolina” a quelli più inaspettati, spesso sovrapponendoli negli stessi scatti. Il suo sguardo non è né celebrativo né estetizzante, ma documenta con sicurezza, anche tecnica, la realtà che lo circonda, a volte con lieve ironia. Se il Ticino di Vicari non è quello idilliaco ricercato dai suoi primi letterati (Francesco Chiesa, Guido Calgari, Giuseppe Zoppi), dall’ideologia della Difesa spirituale e dalla propaganda turistica, non è nemmeno il Ticino unilaterale del progresso tecnico e del successo economico a ogni costo. È una terra alla ricerca della sua identità di cui l’opera di Vincenzo Vicari riesce a esaltarne e sintetizzarne la complessità in maniera mai banale.

Per questo l’eterogeneità della produzione di Vincenzo Vicari è un punto di forza. Se nelle sue pubblicazioni più introspettive (Ed è un semplice lume, 1961 e Ritrarre la luce, 1991) si rifugia volentieri nelle immagini atemporali di un Ticino che non cambia, la lettura integrale e senza censure della sua produzione rivelano un Vicari più complesso, più completo. Ed è proprio qui che può essere ravvisato il principale contributo del suo lascito fotografico: nella varietà dei soggetti e dei committenti, nella quantità degli scatti e nella lunga attività che copre anni cruciali della storia del Cantone. Sono questi gli aspetti, a cui si aggiungono una rete fittissima di relazioni e una grande vitalità imprenditoriale, che permettono a Vicari di illustrare a 360 gradi oltre mezzo secolo di memoria visiva.